Gesuiti siciliani in Estremo Oriente nel ‘600

Si è svolta oggi a Palermo la giornata di studi internazionale con relatori da tutto il mondo, promosso dalla Fondazione Federico II. Presentata una mostra e un volume che mettono in luce il patrimonio sui Gesuiti custodito a Casa Professa.
“Esperienza dei Gesuiti siciliani in Oriente deve aiutarci a interagire con altri popoli, a partire dai cinesi”.
 
 Palermo. Si è svolta oggi nella Sala Gialla di Palazzo Reale una giornata di studi di carattere internazionale, con studiosi da tutto il mondo, sui “Gesuiti siciliani del ‘600 in Estremo Oriente. Nel corso della giornata è stato anche presentato il volume “Gesuiti siciliani del ‘600 nel Celeste Impero. Relazioni di lunga data tra Sicilia e Cina” con la collaborazione del professore Ninni Giuffrida dell’Università di Palermo ed è stata inaugurata la mostra dal titolo “L’Estremo oriente nella Casa Professa di Palermo e i Gesuiti nella Città Proibita di Pechino nel XVII secolo”, esposizione di volumi provenienti dall’Archivio di Casa Professa a Palermo e di fotografie di oggetti conservati nel Museo della Città Proibita di Pechino. 
 
Il tema, oggi tanto attuale, dell’incontro e dei rapporti fra culture lontane ha un interessantissimo precedente storico nelle vicende dei primi visitatori europei in Cina, fra i quali si distinsero particolarmente, nel XVI e nel XVII secolo, i padri gesuiti.
 
Hanno preso parte al convegno il direttore generale della Fondazione Federico II Francesco Forgione, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, Girolamo Cusimano dell’Università di Palermo, il direttore della Fondazione Prospero Intorcetta, Giuseppe Portogallo. I lavori sono stati coordinati da Giusi Tamburello dell’Università di Palermo e consulente per la Cina per il Comune di Palermo. Il convegno è stato promosso dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana con la collaborazione del Comune di Palermo e dell’Università degli Studi di Palermo.
Tra i relatori Sun Yat – Sen di Guangzhou; professore Li Shenven dell’Università Laval del Quebec; professore Aldo Tollini dell’Università Ca’Foscari di Venezia; Filippo Mignini dell’Università degli Studi di Macerata.
 
“Questo prestigioso convegno – ha detto Francesco Forgione, direttore della Fondazione Federico II aprendo i lavori - con ospiti internazionali provenienti dalla Cina al Canada è promosso dalla Fondazione Federico II e si fa carico di una riflessione storica, ma con tracce di attualità, sul ruolo che la Sicilia, attraverso i gesuiti, ha avuto nell’Estremo Oriente. Io credo che la Fondazione Federico II non debba svolgere solo i servizi turistici ma deve avere anche un ruolo di promozione delle attività culturali e dell’identità siciliana, che è fatta  di contaminazioni culturali e religiose. Stiamo inoltre costruendo un’offerta turistica diversa attraverso percorsi alternativi e siamo orgogliosi di ospitare turisti di tutto il mondo a Palazzo Reale di Palermo con video-guide in 6 lingue, a breve aggiungeremo anche russo e cinese. I visitatori provenienti dalla Cina infatti, seppure ancora lontani da quelli giapponesi, aumentano di giorno in giorno”. Forgione infine ha portato il saluto del Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II Giovanni Ardizzone, impegnato a Roma nella conferenza Stato-Regioni”.  
 
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che è anche cittadino onorario di Chengdu, la metropoli cinese nella regione di Sichuan, ha evidenziato come il Seicento sia stato influenzato dal 1492, anno della scoperta dell’America, che diede inizio ad un profondo declino dell’Italia e del Mediterraneo e ha affermato come “la presenza nel Seicento di Gesuiti siciliani dalla parte opposta rispetto a Cristoforo Colombo rappresenta la straordinaria visione di un mondo che può cambiare, significa che il mondo non si esaurisce laddove i traffici commerciali sono prevalenti. In un’epoca di crisi e declino come quella dei giorni nostri è nostro compito dare seguito alla visione dei gesuiti siciliani che nel Seicento andavano in Estremo Oriente per arrestare il declino oppure viverlo con animo sereno. Così come noi dobbiamo fare oggi”. “Questa iniziativa – ha concluso il primo cittadino di Palermo - segue quella organizzata l’anno scorso dal Comune sullo stesso tema. Mi auspico la continuazione di rapporti intensi tra la città di Palermo, i comuni siciliani e la Fondazione Federico II, che sta vivendo una seconda fase dal punto di vista finanziario della qualità offerta e di conseguenza sotto il profilo finanziario. Allo stesso modo il Comune di Palermo, superato il rischio dissesto, oggi è il comune da Roma in giù con più di 50 mila abitanti col migliore bilancio”.
 
Partiti con l’intenzione di portare il Vangelo nel Celeste Impero, i gesuiti svolsero un’importante funzione di mediazione tra cultura orientale e occidentale, introducendo in Asia nozioni scientifiche, astronomiche e tecniche europee, da un lato, e traducendo e proponendo in Europa le opere di Confucio dall’altro.
 
Non a caso la coordinatrice dei lavori, Giusi Tamburello dell’Università di Palermo, consulente del Comune per la Cina ha affermato che “in Sicilia abbiamo un patrimonio grandissimo grazie all’esperienza dei Gesuiti in Estremo Oriente. Conoscere il modo in cui si sono confrontati coi cinesi è preziosi per relazionarci oggi, ed è vantaggioso sia per noi che per i cinesi. Se non capiamo questo ci troveremo sprovvisti di strumenti per interagire con loro. I gesuiti impararono presto la lingua cinese e ciò consentì loro di interloquire con l’imperatore. I gesuiti capirono che anche dal punto di vista religioso era necessario proporre argomenti interessanti. Non dimentichiamo che i gesuiti aiutarono i cinesi a comprendere i terremoti e la misurazione movimento dei corpi celesti. Dobbiamo riscoprire il patrimonio dell’epoca, custodito ancora oggi nelle nostre biblioteche come quella di Casa Professa”.
 
E’ intervenuto tra gli altri anche Padre Francesco Tata, Padre Rettore dell’Istituto Ignaziano di Palermo: “la forza dei Gesuiti – ha detto - è quello di mettersi nei panni degli altri e rappresentano i primi contaminatori di un mondo plurale, a partire da san Francesco Saverio e Matteo Ricci. Oggi i nostri studenti del Cei hanno pubblicato l’ultimo numero dell’house organ e hanno dedicato alla Cina la copertina con idiomi cinesi”.