Ritorna a Palermo la boxe professionistica: intervista a Giancarlo Bentivegna

Si riaccendono i riflettori  tipici dei grandi eventi sportivi  a Palermo: il prossimo 30 Novembre infatti il capoluogo siciliano ritorna ad ospitare la boxe professionistica nell’ambito di un evento organizzato dal team Cannata presso il Teatro Golden di Palermo.

Saliranno sul ring il peso mediomassimo palermitano Benny Cannata che dovrà vedersela con il coriaceo Buval e per i superleggeri Giancarlo Bentivegna  originario di Altofonte, classe ’82 che al suo terzo match da professionista affronterà un avversario molto esperto, Luciano Randazzo che con i suoi sette incontri disputati si trova già a metà della classifica italiana di categoria.

 Raggiungiamo Bentivegna nei locali occupati di via San Basilio dove si allena sotto la direzione attenta del tecnico Luigi Spera insieme agli altri atleti della Palestra Popolare Palermo.

 - Giancarlo, tu fai parte di una palestra popolare che si trova all’interno del EXKARCERE, storico centro sociale di Palermo: in cosa si differenzia il modello di sport che voi praticate e proponete da tutto quello che ruota attorno al resto del mondo sportivo?

 Mi alleno ormai da diversi anni  qui alla Palestra Popolare Palermo presso i locali del Centro Sociale ExKarcere e posso dirti che è una realtà  ormai consolidata nella nostra città con  una storia quindicennale: una storia fatta di lotte, appartenenza politica, vertenze sociali e fortemente radicata nel territorio.

Quello che noi proponiamo è prima di tutto un modello che restituisce lo sport al popolo perché ne garantisce il libero accesso in termini di costi economici liberandolo da distinzioni di razza, genere o ceto sociale; in secondo luogo restituisce lo sport ai suoi protagonisti ovvero agli sportivi,  agli atleti e ai tecnici che devono tornare ad essere i veri protagonisti del pugilato e di tutti gli altri sport.

 Il resto dell’ambiente ormai da anni è in mano a speculatori, personaggi d’affari e lobby economiche che con lo sport non hanno nulla da spartire ma che sfruttano la loro posizione per  arricchirsi sul lavoro di chi quotidianamente fa sacrifici in palestra o in pista o sui campi da gioco per produrre uno sport di qualità senza però neanche riuscire a camparci.

Fai conto che io che sono un pugile professionista e dunque di pugilato dovrei vivere, sono costretto a farmi le mie  otto ore di lavoro da ascensorista prima di andare in palestra tutti i santi giorni per allenarmi.

Questo perché di pugilato in Italia  non si campa o quantomeno non ci campano i pugili.

 - Soffermiamoci un attimo su di te: come è nata la tua passione per la boxe?

 E’  iniziato tutto nel 2002 presso la Polisportiva Nino Castellini: avevo già venti anni e venivo dalle arti marziali. Ho praticato il pugilato da amatore per sei anni, ma solo nel 2008 sotto la guida del Maestro Franco Tomaselli ho mosso i primi passi verso il mondo dell’agonismo; dal mio primo match da dilettante a 26 anni ad ora non mi sono più fermato. Nonostante io sia in avanti con l’età posso dire di aver raggiunto discreti risultati da dilettante: sono stato campione regionale della mia categoria nel 2011, nel 2012 e nel 2013 arrivando una volta in semifinale ai campionati italiani assoluti ed una volta in semifinale. Poi dopo i campionati del 2013 avendo conosciuto la realtà della Palestra Popolare Palermo e avendone apprezzato inizialmente la grande professionalità e l’atmosfera e lo spirito che al suo interno si viveva e respirava ho deciso di farmi coinvolgere nel progetto e di passare al pugilato professionistico. Lo scorso 23 marzo ho esordito così in Lega-Pro battendo il catanese Giuseppe Lo Faro e successivamente nel luglio scorso ho disputato il mio secondo match che ho vinto ai punti contro il toscano Stefano Napolitano.

 - Pregi e difetti tecnici del Bentivegna pugile.

Sono combattivo e determinato, mi piace battagliare; al contempo sono molto riflessivo e riesco quasi sempre a lavorare di testa,  difficilmente sul ring perdo la concentrazione.

 Vivo con estrema passione questo sport che mi realizza e riesce a ripagarmi con le emozioni che mi

offre di quei  sacrifici che per praticarlo a certi livelli faccio nella mia vita.

Sono costante e metodico nella preparazione; mi sforzo sempre di capire la funzione dei mezzi d’allenamento che adoperiamo in palestra riuscendo a comunicare al mio tecnico gli effetti positivi e negativi che può offrirmi una data metodologia piuttosto che un’altra.

Quest’ultima credo sia una delle mie doti migliori perché mi garantisce la possibilità di poter sempre trovare con il maestro una soluzione alle svariate problematiche che si possono incontrare in sede di preparazione.

Difetti non credo di averne, né tecnici, né caratteriali, né di altro tipo e in ogni caso quelli tecnici anche nel caso in cui li avessi non li servirei, dichiarandoli, su un piatto d’argento ai miei avversari.

Ti confesso però che forse mi piacerebbe avere un paio di centimetri in più d’altezza.

  - Ritornando all’incontro del 30 Novembre, cosa sai del tuo avversario e cosa ti aspetti dal match?

  Luciano Randazzo, il mio prossimo avversario,  è un pugile piemontese di origini siciliane. Posso dirti che ha un doppio vantaggio nei miei confronti: ossia quello di aver  disputato il doppio dei miei match e quindi di avere più esperienza e particolare non irrilevante ha dieci anni in meno di età. Con i suoi sette incontri all’attivo (4W,1L,2D) ha già conquistato  il centro classifica e si trova all’ottavo posto della graduatoria nazionale categoria Superleggeri mentre io sono tredicesimo di sedici.

 Ovviamente riuscendo a portare la vittoria a casa risalirei la classifica avvicinandomi a posizioni da cui potrei accedere a match validi per il titolo italiano.

D'altronde bisogna programmare e fissare gli obiettivi  anche rischiando qualcosa pur di raggiungerli. La conquista del titolo italiano dei superleggeri sarebbe per noi un primo obiettivo importante e contiamo di raggiungerlo entro il 2015.

Quello che ci ha spinto ad intraprendere questo percorso è il calore ed il sostegno di tutta quella gente che ci supporta e condivide il nostro progetto di sport popolare sia nella nostra città che su tutto il territorio nazionale con il CoNaSP (Coordinamento Nazionale Sport Popolare) che ormai riunisce diverse realtà sportive popolari in tutta Italia. Quelle che affrontiamo in palestra e sul ring sono battaglie condivise e le vittorie conquistate fino ad ora sono le vittorie di tutti quelli che credono in un diverso modello di sport: uno sport che nasce dal basso ed è libero da ogni forma di discriminazione.

Al mio debutto in Lega-Pro tra il pubblico campeggiava uno striscione che recitava: “COMBATTE UNO COMBATTIAMO TUTTI!”.  Con questo spirito di appartenenza andiamo avanti.

 Francesco Fustaneo