La Sicilia potrebbe essere la prima sede di centrali nucleari

Lombardo: "Prima un referendum".  Legambiente: "I cittadini si opporranno".
Il ddl sviluppo passa in Senato e sancisce il ritorno dell′Italia al nucleare, a distanza di 22 anni dal referendum che portò il Paese all′abbandono di questa forma di approvvigionamento energetico.
Il testo prevede che a sei mesi dall′entrata in vigore della legge il governo provvederà alla localizzazione degli impianti oltre che dei sistemi di stoccaggio e di deposito dei rifiuti radioattivi. Tra l′altro i siti individuati potranno essere dichiarati di "interesse strategico nazionale" e soggetti anche a sorveglianza militare. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, esprime la sua soddisfazione per quello che viene visto come "un affare per l′intero Paese e per i territori che ospiteranno queste centrali".
A tutt′oggi le due regioni che hanno dato una prima disponibilità sono la Sicilia e il Veneto. La prima, però, subordina il tutto a un referendum tra gli abitanti che dia un′ulteriore legittimazione popolare. E′ lo stesso presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ad esprimersi in tal senso: "Non abbiamo dato la nostra approvazione incondizionata — spiega — perchè ci sono alcuni aspetti da valutare. In particolare bisogna stabilire se il ritorno al nucleare possa portare dei vantaggi di tipo economico e che la tecnologia da utilizzare sia totalmente sicura". Lombardo però, su una materia tanto delicata, vorrebbe un′ulteriore consultazione popolare: "E′ un progetto molto impegnativo e per questo credo che sia fondamentale fare un referendum per capire se i siciliani sono d′accordo o meno".
Potrebbe non essere sufficiente, infatti secondo Scajola "in caso di non condivisione scatta il potere sostitutivo del governo. Non è un′azione di forza ma è quanto previsto dalla nostra Costituzione".
Intanto si cominciano a mobilitare i primi fronti del "no".  Domenico Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, nel ribadire "l′assoluta contrarietà  a queste decisioni"  è "pronto a scommettere che se si dovesse indire un referendum i siciliani risponderebbero negativamente all′impianto di centrali nucleari. E′ difficile trovare cittadini disposti a vivere vicino a una centrale". Per Fontana "in questo modo non si guarda al futuro ma al passato. In occidente nessuno punta più sul nucleare ma tutti gli Stati si limitano a gestire le centrali esistenti. Tutto questo non per mero spirito ambientalista ma perché il semplice stoccaggio delle scorie e lo smaltimento de rifiuti innalza di molto il costo. Quando si dice che è a buon mercato si dice una falsità".  Fontana conclude affermando che "è una scelta di chiaro stampo ideologico che vuole sostenere le aziende che puntano allo sviluppo del nucleare. Le stesse aziende che chiedono di investire sul nucleare nei paesi in via di sviluppo". E sulle affermazioni di Scajola chiosa così: "in qualunque democrazia queste sclete non si fanno senza l′approvazione delle popolazioni locali. Scajola non può dire certe cose"
A sostegno delle loro rimostranze ecco alcuni dati che bocciano in ogni punto i cosiddetti vantaggi del nucleare. I problemi più importanti sarebbero quelli relativi alle scorie nucleari che dovrebbero essere smaltite in siti sicuri senza dimenticare quelle ancora da smaltire a causa della lenta decadenza dell′uranio; inoltre il nucleare non sarebbe una fonte di energia a lungo termine dato che l′uranio non è rinnovabile e andrebbe incontro a un esaurimento progressivo; poi la costruzione e gestione di una centrale nucleare non sarebbe così economico: infatti, secondo un dossier di Legambiente, una centrale finlandese (uno degli ultimi paesi a passare al nucleare) ha visto lievitare il suo costo da due a tre miliardi di euro in pochi anni, un prezzo quattro volte più alto di quello di una centrale a gas metano, a ciclo combinato, di pari potenza.
Adesso non resta che attendere i prossimi sviluppi ma sembra che l′ultima parola su questa materia tanto delicata non sia ancora stata scritta.