Piano da 390 milioni per salvare la Fiat di Termini
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Un piano per convincere Fiat a non chiudere la produzione di auto in Sicilia, con 390 milioni di euro di finanziamenti che la Regione potrebbe assicurare ai manager del Lingotto. È questo l′ultimo tentativo che l′assessore all′Industria Marco Venturi, insieme al governatore Raffaele Lombardo, farà per evitare il ridimensionamento dello stabilimento di Termini Imerese e del suo indotto, con quasi 2mila posti di lavoro a rischio. «Presenteremo il nostro piano alla Fiat, certo se hanno deciso di chiudere con l′auto sarà dura fargli rivedere i piani industriali», dice Venturi. Non a caso ieri i vertici del gruppo torinese hanno ribadito ai sindacati nazionali che «a Termini Imerese non si faranno più macchine».
Una decisione, questa, sulla quale l′amministratore delegato Sergio Marchionne non sembra intenzionato a fare marcia indietro. Dalla Regione però sono pronti a mettere sul tavolo della trattativa finanziamenti per quasi 400 milioni di euro. «Abbiamo fatto il massimo», assicura l′assessore all′Industria. Il piano prevede un primo finanziamento da 150 milioni di euro di fondi regionali da destinare all′indotto per la riqualificazione degli stabilimenti e il trasferimento di aziende che gravitano attorno al mondo Fiat e che realizzano componenti che oggi devono arrivare da altre regioni, con il risultato che ogni auto prodotta in Sicilia costa mille euro in più che nelle altre fabbriche del Lingotto. «Inoltre mettiamo a disposizione del gruppo anche la gran parte dei 150 milioni di euro che il Cipe ha destinato all′area industriale di Termini Imerese», aggiunge Venturi.
La Regione è pronta a finanziare con 90 milioni di euro un centro di ricerca per auto ecologiche e a garantire corsi di formazione gratuita alle tute blu. «Ho avuto poi rassicurazioni dall′Autorità portuale per l′avvio di collegamento con navi Ro-Ro dal porto di Termini Imerese verso Genova, Civitavecchia, Napoli e Livorno - conclude Venturi - Aspettiamo d′incontrare i manager Fiat, da giorni il governatore Lombardo ha chiesto un incontro». I sindacati rimangono scettici: «Occorre un intervento del governo nazionale, la Fiat non si fida più della Regione», dice Vincenzo Comella, della Uilm. «I manager del Lingotto vogliono cifre ma anche tempi certi di erogazione degli investimenti - aggiunge Roberto Mastrosimone della Fiom - Il problema non può essere più affrontato a livello locale: se il governo tedesco ha difeso tutti gli stabilimenti Opel, lo stesso deve fare quello italiano». Il timore è che la Fiat non abbia alcuna intenzione di discutere su finanziamenti della Regione che già in passato non si sono concretizzati, tanto da far decidere a Marchionne di dirottare nel 2007 investimenti in Serbia.
All′incontro di ieri a Roma con i sindacati nazionali, l′unica certezza che è arrivata su Termini Imerese è che qui «non si produrranno più auto»: Fiom, Fim e Uil hanno subito scritto una lettera al ministro Claudio Scajola per chiedere «interventi del governo nazionale sullo stabilimento siciliano», e al ministro è arrivata anche un′interrogazione del deputato del Pd Tonino Russo. Ieri pomeriggio invece i sindacati siciliani hanno incontrato la commissione Attività produttive dell′Ars presieduta da Salvino Caputo, chiedendo interventi per il sostegno al reddito degli operai che avranno il premio di produzione decurtato a 500 euro, rispetto ai quasi 2mila euro dello scorso anno: «Per non parlare delle tante settimane in cassa integrazione che hanno dimezzato le buste paga», dice Giovanni Scavuzzo della Fim Cisl. Tra le tute blu della Fiat e dell′indotto c′erano molte aspettative per gli incontri sindacali a Palazzo dei Normanni e a Roma: e dopo le notizie arrivate dai vertici del Lingotto, oggi si annunciano nuove proteste a Termini Imerese.
Antonio Fraschilla